Sono stati oltre 200 i partecipanti alla web conference “Su.Pr.Eme. Italia nel quadro della strategia nazionale ed europea di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura”, tenutasi ieri mattina su piattaforma Teams.
L’incontro online ha fatto il punto sul progetto finanziato nell’ambito dei fondi AMIF – Emergency Funds (AP2019) della Commissione Europea – DG Migration and Home Affairs, che vede in campo un ampio partenariato guidato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Generale Immigrazione (Lead partner) coadiuvato dalla Regione Puglia (Coordinating Partner) insieme alle Regioni Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia e l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e Nova consorzio nazionale.
Il programma Su.Pr.Eme. «è un tassello importante del Piano triennale di contrasto al Caporalato approvato un anno fa», ha esordito Tatiana Esposito, DG Immigrazione e Politiche di Integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. È stato e continua a essere «catalizzatore anche di altri progetti», le ha fatto eco Laura Corrado, DG Migrazione e Affari Interni della Commissione Europea, illustrando poi gli strumenti messi in campo dall’UE a difesa e protezione dei lavoratori migranti ed evidenziando la sinergia tra i diversi fondi a disposizione.
Di «squadra grande e composita» ha parlato il Prefetto di Reggio Emilia Iolanda Rolli, presidente del Panel of Expert di Su.Pr.Eme. «Queste cinque regioni – ha detto – definite “svantaggiate”, in realtà non lo sono, perché sono fatte di donne e di uomini che si sono posti obiettivi ambiziosi. È per questo che sono stati raggiunti risultati impensabili fino a due anni fa».
Il superamento dell’approccio emergenziale in favore di strategie sinergiche è stato indicato da molti come un passo imprescindibile. Perché per difendere e proteggere i più vulnerabili «sono necessari l’approccio multi regionale e la complementarietà tra i fondi», ha detto Roberto Venneri, della Segreteria Generale della Presidenza della Regione Puglia, nel suo intervento in tandem con Valentina D’Urso dell’Autorità di Gestione PON Legalità del Ministero dell’Interno, per la quale Su.Pr.Eme. è «una tessera di un mosaico ben più ampio di un percorso di ascolto e cooperazione».
La seconda sessione è stata dedicata ai partner di progetto, ai risultati ottenuti fino ad ora e alle sfide future. «Siamo partiti da un luogo fisico, da una strada – ha introdotto Gianpietro Losapio, Direttore di Nova Consorzio Nazionale, spiegando la genesi del logo di Su.Pr.Eme., ispirato dalla foto di un crocevia nel foggiano -; il tempo ci dirà se è veramente “la strada giusta”, come recita il claim».
A seguire, Domenico De Giosa della Sezione Sicurezza del cittadino, politiche per le migrazioni e antimafia sociale della Regione Puglia ha portato l’esperienza positiva avviata nell’Azienda Agricola Fortore (Casa Sankara), definendosi «orgoglioso del lavoro svolto e di quello che ci accingiamo a fare». Edith Macrì del Settore Immigrazione, nuove marginalità e inclusione sociale della Regione Calabria ha presentato il progetto dell’Agenzia sociale per l’abitare, attualmente attivo nel Comune di Taurianova, dove i proprietari di immobili liberi possono renderli disponibili all’affitto per i lavoratori migranti. Michele Busciolano del Dipartimento Presidenza della Giunta della Regione Basilicata ha invece posto l’accento sugli interventi nell’ex tabacchificio di Palazzo San Gervasio, che ha ospitato nei mesi scorsi circa 150 lavoratori stagionali. Michela Bongiorno del Dipartimento Famiglia e Politiche Sociali Ufficio speciale immigrazione della Regione Siciliana ha parlato degli interventi sanitari, che non si sono limitati all’emergenza Covid-19, ma hanno cercato di intercettare anche le patologie che maggiormente affliggono i migranti. Sempre rispetto alle azioni di prevenzione, Michele Cimmino della Sezione Politiche dell’Immigrazione e dell’emigrazione della Regione Campania ha posto l’accento sull’obiettivo di «far riappropriare i lavoratori del diritto all’identità e alla salute».
Orazio Parisi della Direzione Centrale Tutela e Vigilanza del Lavoro dell’INLha sottolineato il cambio di approccio che il progetto ha portato rispetto alle attività ispettive. «Si è passati dalla semplice repressione del reato alla tutela e presa in carico delle vittime». Ciò è stato possibile anche grazie all’affiancamento, nelle task force, dei mediatori culturali. «Figure operative sul territorio, non interpreti ma professionisti in continua formazione», li ha definiti Laurence Hart della Direzione Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’OIM (Organizzazione Internazionale delle Migrazioni).
Nella terza e ultima sessione, introdotta e moderata da Valli Corbanese, esperta OIL di politiche del lavoro e integrazione socio-lavorativa, Tosca Vivarelli Uguccioni della DG Occupazione, Affari Sociali e Inclusione della Commissione Europea ha parlato diffusamente del Fondo Sociale Europeocome strumento per l’autonomia e l’integrazione sociale e lavorativa. Sempre rispetto all’inserimento lavorativo delle vittime di sfruttamento in agricoltura, Stefania Congia della DG Immigrazione e politiche di integrazione Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha auspicato di «azzerare le barriere all’accesso, mettendo al centro le persone, la loro dignità e la qualità del loro lavoro».
Sull’importanza di condividere gli obiettivi e di fare rete si è soffermata nelle sue conclusioni la dottoressa Esposito. Perché «per poter liberare le persone dalla paura, dobbiamo prima liberare dalla paura le istituzioni».
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