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Livia Turco | Implementing and going beyond the Palermo Protocol

LIVIA TURCO

Già Ministra delle Politiche Sociali

 

Cosa ha rappresentato per te, persona che si occupava di costruzione di politiche sociali, la Convenzione di Palermo?

La Confenzione di Palermo sulla Tratta degli Esseri umani firmata nel 2000 fu un traguardo fondamentale.

Finalmente il fenomeno della Tratta, che colpisce sopratutto donne e minori, veniva affrontato come tema mondiale dalle Nazioni Unite ed impegnava la responsabilità di ogni Stato nazionale. Le linee guida affrontavano il problema in tutta la sua complessità: lotta alla Criminalità, definizione del reato di tratta, protezione sociale delle vittime, divieto di far tornare le vittime nei paesi d’origine cui potevano essere soggette a ritorsioni, battaglia culturale, attività informativa.
L’Italia fu tra i primi paesi firmatari anche perché il tema era stato posto alla attenzione della opinione pubblica e del legislatore in occasione della elaborazione della legge quadro sull’immigrazione Decreto Legislativo 286/98.

Quali elementi di tale Convenzione hanno accompagnato il tuo lavoro nell’implementazione del D. Lgs. n.286/98 di cui sei stata relatrice insieme al Presidente Napolitano?

La Conferenza di Palermo riconobbe il ruolo dell’Italia nell’anticipare una norma sulla tratta nella sua legislazione con l’articolo 18 del Decreto Legislativo 286/98, che introduce il permesso di protezione sociale per le vittime di tratta ed un percorso di presa in carico e di reinserimento sociale. La Conferenza di Palermo suggerì al Governo ed al legislatore di elaborare una legge organica per prevenire e combattere la tratta ed ogni forma di schiavitù che fu approvata dal Parlamento nel 2003.

Quale futuro vedi, dal tuo osservatorio di grande esperienza e saggezza politica, per il futuro della tratta? Ovvero, come andare oltre la Convenzione di Palermo?

Il fenomeno della tratta oggi coinvolge molte minori, ha imparato a nascondere le sue facce feroci di sfruttamento e vede un grande silenzio attorno sé. Bisogna rilanciare la battaglia culturale per denunciare questo fenomeno atroce. Bisogna conoscere le sue forme nuove e costruire una grande alleanza transnazionale. Deve diventare un punto obbligatorio degli accordi bilaterali siglati in materia di contrasto della immigrazione clandestina e dei progetti di cooperazione internazionale. Deve diventare oggetto di impegno sociale e di mobilitazione dei cittadini e delle cittadine.

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