In modalità online, venerdì 4 novembre 2022 si è tenuto il workshop per le aziende promosso nell’ambito delle attività del progetto Di.Agr.A.M.M.I. di Legalità al centro-nord. La cooperativa Borgorete ha organizzato l’incontro diretto alle imprese agricole dell’Umbria con l’obiettivo di creare una rete che rafforzi i percorsi di inclusione socio-lavorativa delle vittime di caporalato intercettare sul territorio regionale.
In apertura dei lavori, Serena Modena, associazione Terra!, a proposito dello sfruttamento lavorativo in agricoltura e delle buone pratiche di contrasto nelle filiere agricole, ha affermato: «Il lavoro che facciamo nel suo insieme mette in evidenza tre elementi principali che sono l’impatto che il sistema produttivo ha sull’ambiente, i meccanismi economici della filiera agroalimentare e il fenomeno dello sfruttamento lavorativo. Questi tre elementi sono strettamente correlati tra loro e quindi emerge che il fenomeno dello sfruttamento lavorativo non è un problema a sé ma fa parte di un problema molto ampio e molto più complesso. Non si identifica più soltanto con il settore agricolo ma è ormai trasversale ed è presente in molti dei sistemi produttivi. Non sono più delle particolari aree geografiche dell’Italia ad essere interessate da questo fenomeno ma è presente in tutti i territori italiani in maniera evidente. Il settore agricolo ha delle caratteristiche che in qualche modo facilitano il crearsi dello sfruttamento lavorativo. Noi ci rivolgiamo a lavoratori extracomunitari vittime o potenziali vittime di sfruttamento. Ci rivolgiamo a loro con attività di formazione partendo dall’analisi dei fabbisogni dei destinatari. Per noi è fondamentale guardare non solo al versante dei destinatari ma anche alle aziende. È importante considerare l’azienda dandole un ruolo centrale. Tramite Di.Agr.A.M.M.I. Nord abbiamo sviluppato una tipologia di intervento che secondo anche i risultati ottenuti, può rappresentare una buona pratica che può essere replicata in altre progettazioni sociali. Questa pratica considera alla pari sia i lavoratori agricoli sia le aziende, prendendone in considerazioni i fabbisogni. Il nostro lavoro consiste nel contattare anche le aziende per capire quali sono le mansioni che stanno cercando».
Fabio Branco, Borgorete società cooperativa sociale, ha illustrato le caratteristiche e le criticità dell’esperienza del lavoro di emersione condotta in Umbria: «Negli ultimi 18 mesi abbiamo strutturato un modello di intervento, questo progetto ci ha dato le risorse per poterlo fare. Con il progetto Di.Agr.A.M.M.I. Nord abbiamo allargato il nostro raggio d’azione a buona parte della Regione Umbria, suddividendola in cinque macroaree sostanziali sulle quali abbiamo strutturato una serie di interventi con le unità di strada per un totale di 120 uscite muovendoci a seconda dei cicli di raccolta di lavoro e rispetto alle segnalazioni che ci davano le persone che incontravamo in strada e nei centri d’accoglienza. In questi 18 mesi abbiamo incontrato 538 persone. La grande difficoltà è stata rendere consapevoli i lavoratori migranti dei loro diritti e come farli rispettare. Le nostre azioni sono volte per lo più alla sensibilizzazione e all’informazione. In Umbria non è molto facile far emergere queste situazioni di sfruttamento. Ciò nonostante stiamo lavorando per creare un tessuto accogliente per quanto riguarda la possibilità lavorativa e creare un incrocio con gli enti che possano garantire la formazione professionale ai migranti che incontriamo».
Chiara Bianchi, ADIR, introducendo gli aspetti legali connessi al tema del lavoro in agricoltura, ha spiegato: «Insieme si può costruire davvero una forma di prevenzione e contrasto ed evitare che le persone possano ritrovarsi nuovamente in circuiti di precarietà lavorativa se non di vero sfruttamento. Abbiamo potuto osservare come si svolgeva il fenomeno nelle diversi regioni e come emergevano i casi».
Gianluca Mannucci, Borgorete società cooperativa sociale, a proposito dei progetti di inclusione lavorativa delle persone che emergono dallo sfruttamento lavorativo, ha aggiunto: «Vorremmo pensare alla costruzione di un percorso di inclusione che possa essere una buona cosa per queste persone. Si sta strutturando un sistema regionale per l’emersione delle vittime di sfruttamento. Parte di questo sistema è costituito da diversi strumenti normativi per la piena implementazione della rete agricola di qualità in riferimento al protocollo che la Regione Umbria ha firmato nel luglio scorso con le Prefetture, i sindacati e la associazioni di categoria per la promozione di una serie di azioni tra cui rientrano i contratti di filiera specifici che includono il contrasto al caporalato. Tra gli strumenti operativi pensati per i destinatari vi è un servizio di pronta accoglienza residenziale per un periodo massimo di sei mesi, corsi di orientamento all’abitare, attivazione di tirocini lavorativi, voucher formazione, laboratori di micro lingua del lavoro, laboratori di emersione e potenziamento delle competenze trasversali, voucher mobilità e voucher per sostenere l’esame per la patente».
Lo spazio di confronto con e tra le imprese agricole presenti per promuovere azioni di contrasto condivise contro lo sfruttamento lavorativo ha portato a condividere esperienze, riflettere sui passi mossi fino ad oggi e sui processi per creare un reticolo saldo che possa diventare patrimonio di scambio e punto di riferimento per ulteriori aziende.
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