Le attività di accoglienza, mediazione e accompagnamento ai servizi scolastici rivolte agli studenti di origine non italiana stanno svelando nuovi mondi non solo agli alunni ma anche a mediatori e docenti. I primi incontri sono stati un momento ludico e di conoscenza che ha segnato l’avvio di un nuovo percorso all’interno degli Istituti scolastici partner di PRISMA. Gli incontri si svolgono presso l’istituto di Istruzione Superiore Francesco Ferrara, il Cpia, l‘Istituto Professionale Pietro Piazza e dalla prossima settimana anche presso l’Istituto comprensivo Perez Calcutta. I mediatori culturali Prisma sono Youssra Haoufiya, Amadou Diallo e Kalissa Ibrahima. Daniela Bellomonte, coordinatrice del percorso e dei laboratori, sottolinea come loro costituiscano il vero punto di forza: si tratta di giovani che hanno una storia simile a quelli degli alunni destinatari del percorso di mediazione e accoglienza. Quasi un’esperienza di peer education ma ancora più efficace: loro stessi, oggi tutti studenti universitari o già laureati, durante gli incontri raccontano la loro storia che spesso ha molti punti in contatto con quella di chi ascolta. «Oltre alla forte professionalità e competenza i mediatori costituiscono senz’altro un esempio positivo di motivazione e coraggio» sottolinea Daniela Bellomonte. «Abbiamo incontrato tanti gruppi, almeno 150 ragazzi per istituto, inizialmente erano restii poi hanno capito l’opportunità e hanno lavorato su cose che normalmente non vengono affrontate a scuola. Anche i docenti hanno scoperto aspetti degli studenti che non conoscevano, i ragazzi si sono aperti e hanno raccontato e condiviso. I mediatori hanno messo in campo risorse e strumenti davvero efficaci».
Mettersi in gioco attraverso il gioco per esempio, come con le carte acchiapparicordi proposte da Amadou Diallo. Ogni carta rappresenta una parola tradotta in diverse lingue e corredata da immagini. Sfida, paura conflitto: ciascuna carta apre tematiche e avvia un gioco cooperativo di grande valore. Si lavora dunque sulle emozioni, sui ricordi, sulla propria identità e su come è cambiata in Italia, sulle proprie prospettive future.
«L’obiettivo primario» spiega Bellomonte «è innanzitutto quello di realizzare una mappatura dei bisogni per poi pensare a delle azioni concrete per colmarli. Dopo questa prima fase di accoglienza lavoreremo con gruppi più ristretti. Anche grazie agli Istituti scolastici partner e all’Osservatorio sulla dispersione scolastica sono stati individuati i ragazzi che hanno più difficoltà a causa delle difficoltà linguistiche o perché arrivati da poco o perché in abbandono scolastico e proprio su questi giovani stiamo facendo un lavoro più mirato».
Un lavoro importantissimo sia a livello didattico e formativo ma anche a livello umano: «crescono gli studenti, ma anche i mediatori e e i docenti».
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