Buone notizie arrivano dall’Unical: una squadra di ricercatori, in collaborazione con la Macrofarm, si è impegnata con dedizione, ma anche con ritmi assurdi ed un budget davvero limitato, nello sviluppo in laboratorio di una strategia valida per il trattamento del nuovo Coronavirus.
Si tratta di anticorpi sintetici monoclonal type, che hanno la capacità di intervenire prima che la cellula venga infettata dal virus e che, a differenza di quelli biologici, non solo sono più stabili e più versatili, ma hanno anche un costo di produzione più basso. Inoltre, possono essere progettati e poi ingegnerizzati ulteriormente in base alla loro funzione specifica (si tratta di un processo di ingegneria genetica grazie al quale si isola un elemento e lo si mette in relazione con un organismo estraneo per capirne la reazione).
Partendo dall’analisi della sequenza proteica del dominio RBD di un altro coronavirus già conosciuto, la SARS, con il quale il nuovo virus condivide l’80% del genoma, hanno scoperto che la nuova cellula, ACE2, funge da porta di ingresso alle nostre cellule. Il virus si aggancia alla cellula bersaglio tramite una proteina spike (nelle immagini del virus che stanno circolando corrisponde ai corpi rossi esterni, per intenderci); allo stesso modo, grazie alla ingegnerizzazione dei polimeri, esso si lega ad un recettore della nuova cellula ACE2, che quindi ne blocca il processo di infezione. Il modello sperimentale, utilizzato per provare e confermare che è possibile questo processo di inibizione, è stato brevettato per essere presentato alle istituzioni ed alle aziende farmaceutiche nazionali ed internazionali.
La squadra, composta dal professor Francesco Puoci, dalla dottoressa Ortensia Ilaria Parisi, dal professore di Biologia Applicata Vincenzo Pezzi, dal tecnico sociosanitario Rocco Malivindi, dal dottorando Marco Dattilo e dal borsista Francesco Paticucci, sta ancora lavorando attivamente sul progetto per portarlo al termine, nella speranza di trovare una soluzione efficace.
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